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mercoledì 19 marzo 2014

Frutta, cesti ed una tazza di té

Non so voi, ma io mi sono chiesta più volte il senso delle opere sulla natura morta. Per me i soggetti hanno una loro importanza e valenza. Quando osservo qualcosa mi piace farlo per emozionarmi, intrattenermi e sorprendermi e non riesco a fermarmi alla tecnica con cui un artista opera. Mi piace che il soggetto sia il primo a catturare la mia attenzione. Voi che ne dite? 

Fede Galizia

  
È proprio per questa ragione che le nature morte non mi hanno mai conquistata, neanche l’amatissimo Caravaggio ha saputo rapirmi. Nella Canestra di frutta del 1597 egli riesce a elevare alla dignità umana anche la natura, segnata dal tempo come si comprende dalla foglia che inizia a marcire e dalla mela ammaccata. Non vuole rappresentare più la perfezione. Nella sua semplicità è un’opera complessa, in cui la prospettiva che è evidente nell’ombra che forma la canestra sul tavolo è quasi impercettibile e per questo potente. 

Caravaggio, 1597

Altri protagonisti sono stati i fiori. Forse per la loro bellezza, forse per la poeticità che riescono a trasmettere, forse perché vivi o ditemi voi per quale motivo, ma li preferisco rispetto alla frutta. Van Gogh ce li mostra con brutale violenza attraverso tempera spessa che crea onde sulla superficie della tela. Spesse e materiche pennellate allontanano i girasoli dalla realtà, caricandoli di aria estiva e calore aggressivo. Opposti i fiori di John La Farge, i quali ricordano la primavera e la frescura delle ultime sere di maggio attraverso un’atmosfera dolce e rilassata.

Van Gogh

John La Farge

Anche i fotografi non si sono lasciati sfuggire queste tematiche, ognuno a suo modo. Paulette Tavormina ha riscoperto l’amore per le passate nature morte riproponendole attraverso l’obiettivo fotografico. Michael Wesely, che personalmente adoro, ha immortalato la vita e decadenza dei fiori attraverso lunghe esposizioni.

Tavormina

Wesely

Se siete a Firenze e vi va di approfondire il tema potete andare agli Uffizi e godervi la mostra La stanza delle Muse (clicca qui per informazioni) visitabile fino all’11 maggio. E magari ci facciamo un teino insieme, che ne dite?
Alla prossima
Zurbaran, 1630

2 commenti:

  1. Ottimo l'accostamento tra natura morta dipinta e fotografata. Io personalmente preferisco la seconda, in quanto più moderna e con maggiori possibilità d'innovazione, vedere ad esempio l'artista che hai citato "Wesely", che come hai ben descritto utilizzando una tecnica fotografica é riuscito ad immortalare in un unico scatto il ciclo di decadenza di un fiore.
    Complimenti Angela.

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    1. Mi fa piacere che ci segui e che ti piacciano i miei post.
      Grazie mille :) e ai prossimi articoli!

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