Siamo il 17 agosto, sempre più vicini a quel Settembre che
cambierà molte delle nostre giovani vite. Oggi ancora ci godiamo quel che
rimane di questa estate, io mi trovo a Montecreto, nel Parco del Frignano, alle
pendici del Monte Cimone. La mia vacanza sta per concludersi, ma oggi decido di
andare a visitare un borgo molto caratteristico e intriso di storia: il Casello
di Montecuccolo. Situato vicino alla città di Pavullo nel Frignano, a pochi
chilometri da Modena, è stato fondato poco dopo il Mille. Importante per la storia di
questo castello è Raimondo Montecuccoli, capitano al servizio degli Asburgo,
trattatista militare e astuto combattente che riuscì a strappare una tregua con
gli Ottomani di vent’anni. Il castello, andato in malora per incuria degli
eredi, negli anni ’70 viene acquistato dal comune e ampiamente ristrutturato.
Oggi ospita due collezioni di arte contemporanea ed il museo di flora e fauna
del parco frignanese.
Inizialmente spiazza il ritratto realistico di un adone
spoglio, assurdamente preciso e bellissimo. Si continua poi con la collezione
tutta astratta, specchio del suo mondo interiore. Variazioni sul tema, sinfonie
in forma di tratto, spartiti d’un altro mondo.
Alcuni pezzi ricordano Brancusi,
uniche nel loro genere invece le macrofoglie pazientemente incise sulle quali sorgono le immagini del suo viaggio per luoghi fantastici e irreali. L’ironia di Munari si trova negli schizzi di quello che
sembra un comodino, la maniacale precisione ricorda il razionalismo ma senza
l’integrità della ragione, macchiato invece di gioia, musica e ineffabile
poesia.
Il secondo artista, nel primo piano del castello, è Gino Covili (1918-2005) anche lui, come
Raffaele, autoctono in quelle terre nasce e muore a Pavullo sui monti del
Frignano. Come si legge dalla presentazione delle sue opere raccolte nel
castello mostra fin dalle elementari una spiccata vena artistica e
predisposizione al disegno.
Sarà garzone di barbiere, pastaio, militare ed infine bidello. Trova il tempo da dedicare alla pittura, dal “vero” e del “vero”, il suo mondo costellato di figure che conosce bene, reali e immaginate. Con la serie “Il paese ritrovato” propone 58 opere tra disegni e quadri che illustrano i suoi monti tra anni ’20 e ’30, con gli usi e costumi di una popolazione già troppo cambiata, fa un’indagine antropologica con l’occhio dei suoi ricordi, vortici di personaggi e natura tra colori forti e accesi o bicromie con carboncino.
Un tratto nervoso, deciso, con i contorni sempre marcati e intensi, a metà tra Schiele e Viani, ma senza la nota polemica dell'Espressionismo alla tedesca o la malinconia del pittore viareggino.
Sarà garzone di barbiere, pastaio, militare ed infine bidello. Trova il tempo da dedicare alla pittura, dal “vero” e del “vero”, il suo mondo costellato di figure che conosce bene, reali e immaginate. Con la serie “Il paese ritrovato” propone 58 opere tra disegni e quadri che illustrano i suoi monti tra anni ’20 e ’30, con gli usi e costumi di una popolazione già troppo cambiata, fa un’indagine antropologica con l’occhio dei suoi ricordi, vortici di personaggi e natura tra colori forti e accesi o bicromie con carboncino.
Proseguendo fino in cima alla torre abbiamo il museo di flora e fauna con vari poveri animaletti imbalsamati, l'elenco delle piante secolari presenti nel parco del Frignano ed alcuni minerali e fossili trovati dal prof. Mario Bertolani di cui si conservano pure gli "strumenti da lavoro" gentilmente donati dalla famiglia.
Foto di Costanza Materassi
Per informazioni consultate i link di seguito:
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