lunedì 3 novembre 2014

Arte e natura: il Castello di Montecuccolo

Siamo il 17 agosto, sempre più vicini a quel Settembre che cambierà molte delle nostre giovani vite. Oggi ancora ci godiamo quel che rimane di questa estate, io mi trovo a Montecreto, nel Parco del Frignano, alle pendici del Monte Cimone. La mia vacanza sta per concludersi, ma oggi decido di andare a visitare un borgo molto caratteristico e intriso di storia: il Casello di Montecuccolo. Situato vicino alla città di Pavullo nel Frignano, a pochi chilometri da Modena, è stato fondato poco dopo il Mille. Importante per la storia di questo castello è Raimondo Montecuccoli, capitano al servizio degli Asburgo, trattatista militare e astuto combattente che riuscì a strappare una tregua con gli Ottomani di vent’anni. Il castello, andato in malora per incuria degli eredi, negli anni ’70 viene acquistato dal comune e ampiamente ristrutturato. Oggi ospita due collezioni di arte contemporanea ed il museo di flora e fauna del parco frignanese.


Le prime sale a pianterreno ospitano 45 opere di Raffaele Biolchini attivo dagli anni ’60 e morto prematuramente nel 1994, scultore e virtuoso del segno, millimetricamente preciso e deciso, ma anche soave e imperscrutabile, indecifrabile. Un alfabeto alieno il suo, fatto di piccoli segni a china o incisi nella materia. 


Inizialmente spiazza il ritratto realistico di un adone spoglio, assurdamente preciso e bellissimo. Si continua poi con la collezione tutta astratta, specchio del suo mondo interiore. Variazioni sul tema, sinfonie in forma di tratto, spartiti d’un altro mondo. 


Alcuni pezzi ricordano Brancusi, uniche nel loro genere invece le macrofoglie pazientemente incise sulle quali sorgono le immagini del suo viaggio per luoghi fantastici e irreali. L’ironia di Munari si trova negli schizzi di quello che sembra un comodino, la maniacale precisione ricorda il razionalismo ma senza l’integrità della ragione, macchiato invece di gioia, musica e ineffabile poesia.





Il secondo artista, nel primo piano del castello, è Gino Covili (1918-2005) anche lui, come Raffaele, autoctono in quelle terre nasce e muore a Pavullo sui monti del Frignano. Come si legge dalla presentazione delle sue opere raccolte nel castello mostra fin dalle elementari una spiccata vena artistica e predisposizione al disegno.


Sarà garzone di barbiere, pastaio, militare ed infine bidello. Trova il tempo da dedicare alla pittura, dal “vero” e del “vero”, il suo mondo costellato di figure che conosce bene, reali e immaginate. Con la serie “Il paese ritrovato” propone 58 opere tra disegni e quadri che illustrano i suoi monti tra anni ’20 e ’30, con gli usi e costumi di una popolazione già troppo cambiata, fa un’indagine antropologica con l’occhio dei suoi ricordi, vortici di personaggi e natura tra colori forti e accesi o bicromie con carboncino.


Un tratto nervoso, deciso, con i contorni sempre marcati e intensi, a metà tra Schiele e Viani, ma senza la nota polemica dell'Espressionismo alla tedesca o la malinconia del pittore viareggino.



Proseguendo fino in cima alla torre abbiamo il museo di flora e fauna con vari poveri animaletti imbalsamati, l'elenco delle piante secolari presenti nel parco del Frignano ed alcuni minerali e fossili trovati dal prof. Mario Bertolani di cui si conservano pure gli "strumenti da lavoro" gentilmente donati dalla famiglia. 






Foto di Costanza Materassi

Per informazioni consultate i link di seguito:






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