venerdì 25 aprile 2014

Paese che vai, arte che trovi!

Com’era il detto? Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi? A casa mia le cose non stanno così, tant’è che oggi vi parlerò della mia “gita” in famiglia del lunedì di Pasquetta! Sono stata ben felice, in realtà, di ritornare in visita ad uno dei luoghi della mia infanzia: il comune di Reggello, nel Valdarno Fiorentino. Dopo tanti anni sono finalmente entrata nella Pieve di San Pietro a Cascia e nel museo di arte sacra adiacente, dove è conservato un trittico del Masaccio (mea culpa per averlo scoperto soltanto adesso!).




Quella di Cascia è una pieve romanica dell’XI secolo che si affaccia sull'antica via consolare Cassia Vetus, dalla quale il paese deriverebbe il proprio nome, e che fu costruita nel 180 a.C. per congiungere Fiesole ad Arezzo attraverso l’altopiano valdarnese. Completata da alcune aggiunte in epoca rinascimentale, la pieve ha oggi un portico a cinque campate sorretto da colonne monolitiche con capitello corinzio, ma, sia dentro che fuori, rimane semplice ed essenziale, ricca e graziosa nella sua spogliatezza. La fioca luce che illumina appena l’interno invita alla preghiera e al quieto riposo in se stessi; è divisa in tre navate che culminano nell’abside centrale, con sei colonne per parte, per un totale di dodici, numero che non a caso replica quello degli Apostoli. 




Veniamo adesso al nostro protagonista: il trittico di San Giovenale, probabilmente commissionato all'artista dal patrono della chiesa omonima. L'iscrizione in basso, che riporta i nomi dei santi e la data del 23 aprile 1422, è molto importante, poiché Masaccio usò qui per la prima volta le lettere capitali umanistiche al posto di quelle gotiche, fino ad allora più tradizionali. Un'altra delle sue innovazioni fu quella di "inserire" un pavimento sul quale le figure poggiassero i piedi, piuttosto che lasciarle quasi a fluttuare sul solo sfondo in foglia d'oro: questo espediente, insieme alla voluminosità del trono in pietra serena su cui siede la Madonna, contribuirono a creare l'idea della prospettiva. L'intento di ricreare figure fedeli al vero, secondo il concetto classico di un'arte che deve essere imitazione della natura, si nota anche nella plasticità delle mani e nel drappeggio delle vesti. Il piumaggio degli angeli sembra ispirato a quello del cardellino.



Sulla sinistra vediamo San Bartolomeo, con il mantello grigio-violaceo e la veste rossa, e San Biagio, entrambi simbolo di santità e martirio; sulla destra, invece, San Giovenale e Sant'Antonio. Guardando più da vicino il libro tra le mani del primo, aperto al salmo 110, si può notare il dettaglio della scrittura visibile fino alla terza pagina.


Il gesto del bambino di succhiarsi le due dita
sta ad indicare il suo essere "uomo e dio" insieme

Fonte: "San Pietro a Cascia: notizie diverse intorno alla Pieve. Maria Italia Lanzarini"


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