Lo
scorso weekend mi sono concessa una meritata vacanza all’insegna della cultura
e dell’arte, nientepopodimeno che nella
splendida Torino (insieme ad un altrettanto splendido accompagnatore!): il nostro
obiettivo principale era, ovviamente, il Salone Internazionale del Libro, ma poi,
già che c’eravamo, abbiamo colto l’occasione per visitare “L’ utopia della
bellezza”, la mostra sui preraffaelliti attualmente in corso a Palazzo
Chiablese.
In
partenza sabato mattina alle 8.32! Ci attendono ben 4 ore e mezzo di treno
prima di giungere alla stazione di Torino Porta Nuova, dalla quale raggiungiamo
facilmente il Lingotto Fiere via metropolitana (per chiunque meditasse un viaggetto da queste parti, qualche
informazione utile: la città è servita molto bene dai mezzi pubblici; una corsa
singola ha un costo pari a 1,30 euro - 1,70 per tutta la rete, nel caso in cui
dobbiate spostarvi usando sia la metro che il bus; in caso di soggiorni della
durata superiore ai due giorni, vi consiglio la Torino+PiemonteCard).
Tornando a
noi: arriviamo nei pressi del Lingotto (biglietto ridotto: 8 euro) e già respiriamo il magico profumo dei libri! Qualche breve cenno sulla storia del Salone: inaugurato il 18
maggio 1988 e “battezzato” dal premio nobel Josif Brodskij, è al tempo stesso la
più grande libreria d’Italia e un importante festival internazionale della
cultura. Ogni anno l’evento si svolge attorno ad un tema centrale ("la necessità del bene in mezzo all'attualità di tanto male" quello del Salone appena concluso) e, dal 2001, vede come ospite d’onore un
paese in particolare (in questa occasione, il Vaticano). All’interno, su quasi
cinquantamila metri quadri di superficie, si estende una giungla di convegni, dibattiti,
incontri e, soprattutto, editori di ogni sorta. Passeggiando tra gli stand ci
lasciamo attirare dalle novità così come dal familiare e dal conosciuto: siamo entrambi
alla ricerca di determinati libri, ma dinanzi a tanta abbondanza è difficile
scegliere – in questo caso il detto “divorare i libri” avrebbe per noi un
senso, siamo due ingordi! Il mio primo acquisto è alla Einaudi: “Fuoco centrale
e altre poesie per il teatro”, della ormai amata Mariangela Gualtieri; trovo
che il cellophane che ricopre il volumetto sia un po’ polveroso e mi entusiasmo
all’idea che, abbandonato da tempo in un deposito o su uno scaffale, quel libro stesse aspettando
tanto pazientemente di giungere tra le mie mani (malgrado le passate ricerche, non
sono mai riuscita a trovarlo in alcuna libreria, difatti!).
Dentro, rivolto lo sguardo. Plano dentro: una vastità
potente, dolce. Dentro non servono mani,
non ci sono qualità. Molto senso del mondo scappa
via, s’ingorga nei cuori, per le catene che
ancora portiamo, catene di ferro pesante.
(Da Fuoco centrale, in Ossicine)
Proseguiamo verso La vita felice: no, non è un altro modo per descrivervi la beatitudine dei nostri animi in mezzo a tanta carta stampata, ma il nome di una casa editrice che pubblica, tra le altre cose, autori giapponesi con testo originale a fronte. Sfruttando il 3x2 a mio vantaggio, mi approprio di “Yosa Buson - Sessantasei haiku” e di “Il violoncellista Gōshu e altri scritti” di Miyazawa Kenji, quest’ultimo incontrato durante i miei studi di cinema d’animazione giapponese, poiché molti dei suoi racconti sono stati trasposti sul grande schermo.
Ah! l'usignolo
per cantare non apre che
il suo minuscolo becco
Poco
prima delle cinque ci mettiamo diligentemente in fila dinanzi alla sala blu,
in trepidante attesa per l’evento del giorno: Il mestiere di editore e i
cinquant’anni di Adelphi raccontati da Roberto Calasso in dialogo con Teresa
Cremisi. Parafrasando le sue parole, Calasso esordisce denunciando candidamente
le brutture che vengono continuamente
sfornate da noncuranti editori, avidi principalmente di denaro e - con essi - un
pubblico poco interessato e ancor meno acculturato, che chiede e incrementa la
produzione di questa letteratura assai bassa.
"Entrando
in una libreria, il lettore sa che si troverà davanti un tavolo con una grande
quantità di libri BRUTTI, molti addirittura REPELLENTI." (non fa
ancora parte della mia libreria - prometto che lo sarà presto – ma vi invito a
leggere il suo “L’impronta dell’editore”)
Adelphi - ero troppo impegnata a sfogliare libri, la macchina fotografica è passata in secondo piano! |
Le
due ore successive le passiamo a completare e rifinire i nostri acquisti: con
il 20% di sconto mi aggiudico l’ultima copia di un libro che desideravo da
tempo, “A occhi aperti” di Mario Calabresi, edito da Contrasto DUE, che
raccoglie una serie di interviste ad alcuni grandi fotografi del nostro tempo.
Io
e il mio inseparabile compagno di letture (e di viaggio) ci sentiamo quasi a
casa nello stand della Adelphi e, dopo averlo spulciato da cima a fondo con un'attenzione quasi maniacale, non possiamo andarcene senza averlo prima
omaggiato: porgo quindi gli onori alla padrona di casa, poiché il
libro che conclude la mia giornata di acquisti è “I beati anni del castigo”, di
Fleur Jaeggy, autrice svizzera sposata con Roberto Calasso.
Soddisfatti
e felici come due bambini, abbandoniamo il Salone per raggiungere il nostro
hotel (non prima di esserci quasi persi nell’immensa stazione di Torino Porta
Susa). Il viaggio continua anche all'insegna del cibo e dell'arte, fedeli lettori restate in ascolto!!
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