All’inizio era la Wunderkammer, o meglio la stanza delle meraviglie. Si trattava di un ambiente in cui studiosi e curiosi inserivano qualunque essere ed oggetto destasse in loro interesse o un senso di stranezza. C'è stato persino chi ha ben pensato di appendere un coccodrillo sul soffitto!
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Armadietto delle curiosità, D. Remps |
Poi ecco l’horror vacui,
il bisogno di riempire ogni spazio vuoto come se quella non occupazione
potesse essere richiamo di chissà quale male o idea di povertà (più
economica che culturale). Quella che oggi è diventata una sindrome da acquisto compulsivo
e che porta a ricoprirsi di valanghe di vestiti, libri, oggettistica,
trucchi, ecc… un tempo è stata rappresentata da una serie di dipinti
che mostrano gallerie ideali e non ricche del meglio del meglio. Ma quanti dei proprietari presunti o reali hanno accumulato opere consapevoli del loro valore e non soltanto per esibire uno status?
Partiamo da una semplice e piccola collezione privata che è ospitata alla National Gallery e realizzata da un artista fiammingo, in cui una scimmietta
affacciata alla finestra si burla dell’attività svolta all’interno
perché la cultura a certi primati fa davvero ridere, altro che
barzellette! I quadri sostituiscono le pareti fino all'altezza del tetto e sembrano svolgere più un ruolo di tappezzeria.
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Intenditori e amanti dell'arte in sala di dipinti e sculture, Anonimo |
Pannini, pittore e
scenografo italiano del XVIII secolo ha invece creato delle gallerie
che nella loro ricchezza riescono a diventare armonia. Si tratta di capricci: opere bizzarre e ideali in cui si inserisce qualcosa di reale in un’ambientazione di fantasia. Grazie all'artificio delle tende dal ricco tessuto nei lati che simulano l'apertura del sipario riesce a darci l'impressione di spiare una scenografia in cui pochi personaggi sono pronti a dare inizio all'atto. Come spie osserviamo tutti i monumenti raffigurati, ne riconosciamo alcuni, altri forse no, e sappiamo di avere solo un assaggio delle numerose rappresentazioni di cui Roma è protagonista.
Meno poetico il risultato di David Teniers il Giovane. Nel suo lavoro i quadri compongono un puzzle, che sarebbe interessante se ci raccontasse una storia ma così non fa. Fra tutti questi ritratti e personaggi sono dei fiori a richiamare la mia attenzione distraendomi dal resto: sulla sinistra un, presumo, giovane tiene in mano un mazzolino povero ma variopinto e guarda dietro di sè. A chi guarda? Per chi sono quei fiori?
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Galleria di quadri con vedute dell'Antica Roma, G.P. Pannini |
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L'Arciduca Leopold Wilhelm nella sua Galleria di Bruxelles, D. Teniers |
Johann Zoffany
testimonia la Tribuna degli Uffizi affollata di parrucconi che tastano e
discutono di capolavori che noi possiamo oggi ammirare solo a debita
distanza per evitare di essere scambiati per degli Arsenio Lupin. Come sono cambiati i tempi!
Lo
stesso autore ha ritratto anche l'antiquario Towneley nella propria personale
biblioteca insieme ad alcuni amici. I libri si vedono nel mobile in
fondo alla sala, ma non saltano all'occhio. Questa stanza
brulica di sculture e non vi è neanche un tavolo disponibile per poter
leggere. Che senso ha una biblioteca così? È soltanto accumulo?
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Tribuna degli Uffizi, J. Zoffany |
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Charles Towneley con amici nella sua biblioteca, J. Zoffany |
Una riflessione per me è inevitabile: fino a quando i nostri acquisti sono giustificati in nome della cultura? Come capire se si sta cadendo nel puro consumismo? E quando essa perde di profondità e diventa solo superficiale apparenza?
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Fotografia di Andreas Gursky realizzata in un supermercato |
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Servizio Vogue Italia - Marzo 2013 |
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