Non ho ancora capito se quest’anno cadeva il 20 o il 21
marzo, mentre lo dicevano alla radio stavo risalendo sulla seggiovia di Passo
del Lupo. Resta il fatto che ormai siamo in Primavera, fino a poco tempo fa la
stagione che meno mi piaceva tra tutte, da poco riabilitata per una serie di
fattori, ad esempio le giornate tiepide e senza pioggia che ti lasciano studiare
in pace anche su una panchina al parco, e poi, anche se ancora non ho visto
rondini, è già da una settimana che tornando a casa sento il profumo
fresco e nuovo di sera quasi estiva (tranne il freddo improvviso che ieri è tornato). Sono stata qualche
giorno in montagna e ho assaggiato il rifiorire della vita lassù, le primule
gialle e lo zafferano selvatico violetto creano cromie spumeggianti, in sintonia
con il cinguettio di capinere e tortore. I cieli sereni toccati da sfumature di
cirri e ripuliti dal vento sembrano più azzurri e meno foschi dell’anno prima.
In quei giorni ho visto “The Tree of Life” dello statunitense Terrence
Malick con Brad Pitt e Sean Penn, mi ha colpito, non so ancora se in bene o in
male, ma mi ha lasciato con la voglia di riflettere e pensare proprio alla
vita, alle ipocrisie dell’uomo, a quanto noi ci adoperiamo nel mondo e quanto tutto ciò conta davvero nella ruota del destino, come direbbe Buddha.
Un
film eccentrico, lirico, poetico, soave ed anche crudo, scene sulla evoluzione darwiniana
del mondo si mescolano a monologhi cattolici sulla via da scegliere tra lo
stato di natura e quello di grazia per rendere onore a Dio e all’umanità. E poi
una famiglia americana negli anni ’50, un sistema patriarcale in rotta per l’autodistruzione,
un lutto, quindi il dolore e le domande esistenziali, una moderna trasposizione
dell’epopea di Giobbe, scene oniriche, similitudini e figure
poetiche visive, ed alla fine un senso di incertezza, o pace e serenità, dipende
da quello in cui credi.
Ripensando al film già Klimt aveva dato la sua versione dell’Albero della Vita, con i rami che son puro pretesto decorativo, dove triangoli e cerchi imperfetti si equilibrano in un tripudio di oro e fiori, cifra distintiva della poetica dell’artista, ma che sono pure un inno alla vita nella sua continua rinascita, in armonia con l’uomo e tutti gli esseri viventi, un ciclo inarrestabile e continuo.
Così mi sono trovata tra boschi che si risvegliano dal
torpore invernale, con fiori sbocciati, luna piena e aria fresca, e mi son
fermata a pensare che la Primavera è davvero sublime e profumata di placida
gioia di vivere. Un po’ come “Le due madri” di Segantini, così composto,
silenzioso e al tempo stesso potente, per la carica emotiva e la forza della
vita nuova che si affaccia al mondo, sia naturale che umana.
Studiando arte contemporanea durante il mio ritiro montanaro mi son imbattuta in Picasso,
nel suo “periodo blu” dà la sua interpretazione del ciclo della vita, ed è tutt’altro
che etereo, ne La Vida infatti i toni azzurro perlacei e cobalto ci danno la sensazione
che l’esistenza è una condanna, la seduzione e la passione sono smorzate dalla
freddezza dei colori, la maternità è casta e morigerata, ieratica e per questo
doverosa e non piacevole, e poi la vecchiezza, la morte ovvero il ritorno allo
stato fetale e quindi embrionale.
La vita, la nascita, la morte, la primavera, ognuno ha una
sua visione, scaturita naturalmente dalla propria esperienza e
condizione esistenziale, ma si può dire quale sia quella esatta? Si può individuare come e quanto è lecito vivere?
Il mio parere è che ognuno debba impegnarsi per migliorare sé stesso,
gli altri ed il mondo nel quale passeggia finché ne ha il tempo, il resto è
inutile speculazione, e quindi mi sento di dire: viva la Primavera!
L'unico modo per essere felici è amare
se non ami la tua vita passerà in un lampo.
Fai del bene,
meravigliati,
spera!
Non ho mai capito com'era che la primavera non ti piaceva... Adesso si ragiona! VIVA LA PRIMAVERA E VIVA LA VITA! :)
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