In vista degli Oscar le voci sul film La Grande Bellezza di Sorrentino si sono disseminate ovunque, anche in treni e bar c'era qualcuno che si sentiva in dovere di dire la propria. Incuriosita da quello che ho sentito mi sono decisa a guardarlo e la morte e la decadenza dipingono questo film in ogni suo millimetro. Mi ha colpito moltissimo “La Santa”, così vecchia e impressionante da ricordarmi il Ritratto della madre come profetessa Anna di Rembrandt.
Ritratto della madre (Rembrandt - 1631) |
Attraverso questi pensieri vi parlo oggi della vecchina che ha conquistato il mio cuore: quella del Ritratto di Vecchia di Giorgione. Un memento mori vivente che porta un foglietto con la scritta “col tempo”
ci ricorda che dopo lo scorrere di numerosi giorni saremo come lei.
In tempi dove il botulino per cancellare l'età non fa più notizia, quest'opera è una bellissima espressione di saggezza o deprimente premonizione?
Ritratto di Vecchia (Giorgione - 1506) |
Giorgione è artista del primo Cinquecento veneto ed è importante indicare il suo luogo d'origine perché ci ha regalato alcuni dei più straordinari, secondo me, esempi di tonalismo. Questo consiste in una tecnica pittorica tipica della zona veneta dell'epoca che fa del colore il protagonista assoluto della realizzazione dell'opera, mettendo in secondo piano il disegno (tipico fiorentino) per un gioco di tono su tono. E la luce che ne risulta esalta la nostra vecchia. L'artista la ritrae con grande dignità e ci mostra il suo gusto per la resa autentica e naturale del soggetto. La cuffia sottile che porta sulla testa, in abbinamento alla stola bianca sulla spalla, copre la perdita di capelli tipica di alcune signore anziane. La mano non dimostra il segno del tempo, ma dal collo in su ogni ruga è un ricordo, un motivo di orgoglio o forse la speranza di aver dimenticato, anche se dalla sua espressione di dolore sappiamo bene che lei non l'ha fatto.
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