martedì 10 dicembre 2013

#formalucecolore


Una fredda e nebbiosa Domenica di dicembre mi dirigo, assieme alla mia famiglia a prendere parte ad un vernissage d’arte contemporanea(in termini comprensibili l’inaugurazione di una mostra), scultura e pittura, presso il Comune di San Casciano; la mostra si intitola Formalucecolore e sarà visitabile fino al prossimo 23 dicembre. I mastri che espongono sono Andrea Simoncini, consigliere dell’associazione culturale Casa di Dante, pittore fiorentino di lunga data e Lorenzo Galligani, più giovane ma non meno padrone dell’arte che va presentando.


Appena arrivati ci addentriamo nell’unica sala espositiva dove troviamo lungo tutto il perimetro delle pareti i quadri appesi, quattro sculture ad intervallarli, un marmo al centro ed una sorta di gabinetto segreto coperto da due pesanti tende rosse che creano una specie di camera oscura.
Con la reflex alla mano mi aggiro indisturbata ad immortalare le opere, ancora la sala non si è riempita e ho modo di cercare con comodo le inquadrature migliori. Dico subito che le luci non hanno per niente messo in risalto le stupende sculture di Lorenzo, sono anzi piuttosto in ombra e non si riesce a cogliere appieno le sfumature espressive; per quanto riguarda i dipinti invece l’illuminazione è accettabile, se non altro si riesce a cogliere i colori vivi ed il verso delle pennellate. Gli artisti intanto si aggirano elettrizzati parlando ora con quella, ora con l’altra persona, spiegando il significato concettuale del soggetto/non-soggetto raffigurato.

Lussuriosi

Nella pittura di Andrea ritrovo l’impronta metafisica e l’intento ermetico-filosofico di comunicare, concedetemi l’ossimoro, un pensiero, di far riflettere, instaurare un rapporto con l'osservatore che vada al di là della semplice lettura visiva, ma che susciti una reazione, non sempre infatti sono raffigurazioni di facile comprensione, immediate, essendo vari i temi e molti gli elementi che compongono il quadro. 

“Ogni lavoro – Scrive Simoncini sulla sua pagina Facebook – “dovrebbe stimolare una riflessione e quindi accendere un confronto mettendo in luce tutto ciò che il lavoro stesso suggerisce. Il lavoro dovrebbe essere visto sotto diversi punti di vista, passando oltre il soggetto dell’opera che può solo essere un pretesto per una maggiore attenzione al suo messaggio. Quando pubblico dei lavori vorrei avere da parte dell’osservatore una reazione qualunque sia.  Altrimenti rimane un monologo e non da frutti. Il dipingere è condivisione.”

Susanna - particolare

E’ presente una maggiore componente materica nei lavori recenti: la scelta di usare cornici ricavare da vecchie travi tarlate trovate in una casa abbandonata, come anche la gommapiuma o altre sostanze utilizzate nei dipinti per dare tridimensionalità e crudezza all’immagine, o anche la cornice imbiancata in modo che alcune parti rimangano invece grezze e creino linee forti di direzione (ideali prosecutrici di quelle interne all’opera), il tutto mi trasmette energia vitale, voglia di rompere gli schemi e comunicare la realtà del mondo esterno in quanto esistente ed immanente, mi coinvolge.

L'arrivo dell'arte contemporanea - particolare

Altra novità sono i colori, alcuni accesi, puri, incredibilmente forti, legati da accostamenti primari e non sempre complementari: rosso, blu e giallo sfuggono dalla tavolozza e si frappongono tra la figura-musa ed il pittore (L'arrivo dell'Arte Contemporanea, 50x70 olio su tela), o anche stanno lì, tra la finestra e la donna-madre, in attesa di diventare parte dell'ingranaggio che è la creazione (Alba della Creazione, 70x50 olio su tela).

Alba della Creazione


Nel quadro appena sopra, intitolato Calunnia (100x70 olio su tela) fiamme rosse al centro catturano l’attenzione, sullo sfondo di una Firenze con Cupolone a sinistra, un volto sulla desta, giudice impassibile, osserva ad occhi chiusi la scena: le fiamme rosse della calunnia avvolgono la figura al centro, altre tre l'accusano, la scuotono, una in basso a sinistra però mi colpisce ancora di più, mi tiene incollata per minuti al quadro, abbozzata con toni freddi azzurro-verdi ha un profilo lineare, sicuramente più caldo, di arancio, e mi perdo ad osservare le direzioni infinite del pennello sula tela.



Altro dipinto affascinante è Mosè (85x66 olio su tavola) dai toni decisamente più pacati, l’immancabile azzurro onnipresente, qui rappresentato dall'orizzonte del mare calmo, assieme alla pietra in un’atmosfera soffusa di nuvole bianco-beje crea in me uno stato di contemplazione misto ad ammirazione, la figura biblica è colta nell'atto della consegna delle Tavole della Legge al suo popolo, dettate direttamente da Dio; il corpo del colore si palesa per la sua realtà, è in rilievo, presente, esistente, notiamo l’uso straordinario dello strumento (pennello) e della materia (pigmento), fusi con maestria dal pensiero che guida la mano.

Mosè


Altre opere meno “romantiche” ai miei occhi mi hanno lasciata incompleta, incapace di definire soggetto e significato, non per questo però senza emozioni: ad esempio la figura di donna con la testa di coniglio che vediamo qui sotto l'ho trovata alquanto inquietante (Ieri Notte al Night, 67x41 olio su tavola), una volta venuta a conoscenza del titolo l'inquietudine si è trasformata in ribrezzo verso il sistema che il dipinto va denunciando: l'esibizione del corpo femminile, annullando completamente l'entità-persona e l'anima contenuta in un involucro considerato oggetto. Alcune volte senza una spiegazione da parte dell’artista spesso è facile travisare il significato intrinseco di un dipinto come anche dare giudizi affrettati, sicuramente sarebbe stato utile avere accanto ad ogni dipinto il cartellino con il titolo del quadro. Adesso mi chiedo: è giusto che un’opera debba avere il bisogno di essere palesata attraverso la comunicazione verbale, e quindi contravvenire al suo scopo primo, ovvero, gestalticamente parlando, comunicare direttamente e a priori, agendo nel subconscio, oppure no?


A questo proposito trovo molto interessante e piacevole la chiacchierata che ho intrattenuto con l’altro maestro, Lorenzo Galligani: scultore e musicista che alla mostra presentava cinque delle sue opere in marmo ed una in terracotta. Senza troppe pretese ho iniziato a parlare animata da una grande curiosità per l’artista in senso lato ed i suoi segreti, volevo sapere cosa stava dietro all’ideazione e poi realizzazione di un’opera, qual’era l’approccio alla materia, quali le sue fonti di ispirazione e cosa invece detestava. Mi sono ritrovata a fargli una sorta di interrogatorio spinta dalla voglia di carpire segreti artistici, armata di un’ insolita intraprendenza; sempre col sorriso mi ha spiegato che per lui tutto può essere arte e nulla deve imporci tabù di conoscenza, alla mia domanda su Maderno e Mochi mi ha risposto che non sapeva quasi chi erano e che sì l’arte antica non si può trascendere ma il percorso che si intraprende deve essere unico e personale. “Sono un musicista, io apprezzo la suoneria di un cellulare che sta squillando come anche una sinfonia”. Questo mi fa capire che, come pure io sostengo, è sbagliato dare sentenze definitive su cosa è o non è arte perché qualcuno ha stabilito che così deve essere, abbiamo i nostri elementi ed i nostri filtri per interpretare il mondo, usiamoli per formare il nostro gusto, senza preconcetti o ipocrisie.

Quadrifoglio

Tornando allo scultore le sue opere sono estremamente realiste ma anche intrise di componenti psicologiche, “Citando un tizio che non ricordo come si chiama” – dice Galligani – “Io non espongo, mi espongo”. Quello che vediamo è lui impresso per sempre con un tocco nel marmo: ritroviamo le scarpine di sua figlia (Quadrifoglio, marmo statuario di Carrara), forse appena tolte, o in attesa di essere indossate in una fresca giornata estiva, me la immagino infilarsele e corre nel cortile a giocare con un gatto. Della figlia c’è pure il ritratto Allegra ed il suo cuscino (Marmo di Carrara), impressionate per la somiglianza e per l’espressione quasi accigliata, preoccupata che ha, stringendo delicatamente il guanciale contro le sue labbra.

Allegra ed il suo cuscino

Altro ritratto è quello della moglie Bea (Terracotta, maiolica di Montelupo), la materia duramente abbozzata dei capelli diviene liscia, perfetta nei lineamenti del volto, espressivo e iper-realistico, che ci guarda trasmettendoci umanità dal colore caldo dell’argilla.

Bea

Finita la chiacchierata ci invita ad entrare nel gabbiotto chiuso: tende rosse e telo nero sopra, appena entro ritrovo lui, la sua anima, la sua arte, una lastra traslucida di marmo retro-illuminata ci presenta un profilo femminile di età indefinibile, sembra molto giovane comunque, davanti alla sedia sulla quale ci si siede per vivere l’esperienza c’è un leggio senza spartito, dove è finita la musica? Dove sono gli strumenti? L’unica speranza è l’efebica raggazza-musa con la sua tremula luce, dentro siamo noi e lei, il buio ci avvolge, la sensazione di incompletezza, di vuoto se guardiamo il leggio ci assale, poi giriamo la testa, la speranza ci rassicura, lei ci indica la via.



Bellissimo è il fonte battesimale (come lo chiamo io) Acqua (marmo), opera ormai nota, con due figure: una ragazza con la gonna mossa dal vento che si tiene leggiadramente ma con fermezza al bordo del fonte, di forma triangolare con un lato rettilineo e due convessi, un grottesco uomo-Tarzan incurvato su se stesso che si aggrappa al bacile guardandosi intorno con sospetto, i muscoli tutti tesi nello sforzo; i due riusciranno a trovare la loro salvezza?



 

L’ultima opera Lei (marmo bianco del monte Pisanino), forse la mia preferita, esce dalla materia per mezzo dello scalpello, una sorta di maieutiké michelangiolesca che ci rivela la figura di una donna-ninfa o figlia dei fiori, assopita, solo il volto, un braccio ed una mano perfettamente ritratti, i capelli mescolano le loro onde con i tocchi decisi dello scalpello fino a sfumare nella pietra grezza. Serenità, ammirazione, mitezza e pace sono sentimenti che naturalmente ci provoca una visione del genere; “toccare grazie” è l'invito che l'autore ci fa per poter sentire, vivere, toccare la materia, questa ninfa non è un miraggio, è reale. – Sentite – ci dice – Io vivo in mezzo a voi, io sono come voi, io sono voi.


Lei

Due artisti molto diversi, non solo per la materia d’espressione, l’età e l’esperienza, ma soprattutto per lo stile: metafisico classicheggiante, para-ermetico, concettuale del pittore e realistico, quasi filologico, psicologico dello scultore. Comune  è l’intento di indagare il mondo odierno, farne parte, esprimere la loro idea veicolata dal mezzo prescelto senza soffermarsi su imposizioni tematiche dettate dall’accademismo o dal mercato del consumo. Un’arte che non alimenta le pance ma le menti.









All rights reserved for the photos, Costanza Materassi.

1 commento:

  1. Mi ha davvero molto colpito l'uso del colore di Andrea Simoncini. Se quadri come "Calunnia" e "Mosè" appaiono così brillanti già in foto, non vedo l'ora di ammirarli dal vivo.
    Da profano quale sono, non posso che apprezzare la maturità che traspare da queste opere dell'artista e l'impressionante evoluzione rispetto a lavori del passato; sarebbe molto interessante sapere qualcosa di più in merito al percorso evolutivo di Andrea.

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