Sono stata invitata insieme a Joana all’inaugurazione della
mostra intitolata "La Grande Moda - Dal Bianco Al Colore" tenuta dai Corsi di Laurea di Moda dell’Università di Firenze il 12
dicembre scorso, presso palazzo Bastogi nella Sala delle Feste e visitabile
fino al 3 gennaio 2014.
Questi corsi sono stati ad oggi soppressi per problemi
burocratico-amministrativi, docenti e studenti si stanno battendo in ogni modo
possibile per scongiurare la decisione definitiva e cercare di riaprili. È un
peccato che nella culla della moda mondiale quale è Firenze non esista un corso
pubblico a livello universitario che tratti tali argomenti, molti sono invece
gli organi privati che dispensano ogni tipo di titolo, se pagato a sufficienza,
mi riferisco ad esempio al famoso Polimoda o all’Accademia Italiana, che hanno
rette annuali sicuramente fuori dalla portata economica di molti che come me
invece hanno scelto l’istruzione pubblica, quella che in fondo ti rilascia
anche uno dei titoli di studio più ambiti: la laurea.
La mostra è la naturale conclusione di uno workshop iniziato
a settembre che prevedeva diversi laboratori tra cui tessitura, modellistica e
confezione. I professori si sono prestati a seguire gratuitamente (andando
oltre rispetto a quanto stabilito dal loro contratto di lavoro) i ragazzi, ad
aiutarli nell’allestimento, nella realizzazione e nella progettazione dei
modelli che qui vediamo. Diversi sono gli elaborati e vari i materiali
utilizzati: chiffon, tulle, spago, lana, metalli, plastica, pelle, panno
casentino e molti altri, che sono struttura ed ornamento di cappotti, giacche,
abiti lunghi da sera, abiti da cocktail, collane, anelli, orecchini, bracciali
e borse.
All’inaugurazione erano presenti molti studenti e anche alcuni
degli insegnanti, tra cui il presidente del Corso di Laurea in Cultura e
Progettazione della Moda Alessandro Ubertazzi ed Isabella Bigazzi, docente di
Storia del Costume per molti anni. Nel loro intervento iniziale hanno messo in
luce quanto in una città quale Firenze sia molto importante che si continui
anche oggi a parlare di alta moda e di professionalità qualificate, operanti
nel settore grazie alla qualità della formazione avuta a seguito degli studi
svolti presso (l’ormai ex) Facoltà di Lettere e Filosofia ed Architettura. “Con la chiusura definitiva del Corso di Moda
l’Italia perde una parte importante della sua cultura” - così conclude la Prof. Bigazzi; secondo il
presidente Ubertazzi si ha la sensazione che adesso qualcosa si stia muovendo
nel senso giusto, forse c’è ancora speranza di salvare l’insegnamento.
Hanno preso parola anche Nicola Danti e Marco Carraresi,
politicanti di mestiere, che hanno cercato di far capire l’importanza del
sistema moda in Toscana ed in Italia in generale, purtroppo però le loro frasi
in politichese mi hanno fatto apprezzare
più il lampadario del salone (vetro di Murano favoloso) piuttosto che i
discorsi in sé. Mi sono sentita quasi come Baudelaire (senza paragoni artistici
ovviamente) quando nei suoi Diari Intimi scriveva “Ciò che ho sempre trovato di
più bello, a teatro, è il lampadario.”, ecco non stavamo assistendo ad una
tragedia ma l’impressione è stata la stessa.
Mi ha dato molto fastidio vedere
l’indifferenza, la noia dei rappresentanti della classe politica sopra citati durante
i discorsi dei professori, come anche durante quello di Maria Pia Marchese,
Presidente della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione dell’Università
degli Studi di Firenze; questi signori non hanno perso l’occasione di trafficare
col cellulare, addirittura rispondere al telefono, palesando la loro mancanza
di rispetto verso se stessi e verso chi stava parlando, mi chiedo ma dove erano questi fanciulli quando la
maestra insegnava loro che mentre una persona parla si sta ad ascoltare?
Lasciando da parte elucubrazioni inopportune parliamo
dell’allestimento e dei progetti: molto bello e anche importante lo spazio
espositivo, ben piazzati gli abiti ed i disegni, le tavole con i figurini, i
book, spesso si tratta di materiale di tesi sostenute da ex studenti ormai già
laureati.
Al contrario l’esposizione dei gioielli non è pienamente
soddisfacente: luci per nulla adatte, alcuni progetti si trovano esposti ( o
meglio nascosti) al livello del pavimento, per vederli o ci sdraiamo in terra
oppure non è possibile apprezzarli al meglio; dunque serve più accuratezza
nelle luci e nella disposizione. Ricordo però che la mostra è il frutto di
sforzi gratuiti di professori, studenti, segretari e non ha a disposizione
budget illimitati per allestimento e organizzazione, quindi apprezziamo quanto
fatto e facciamo un grosso in bocca al lupo a tutti!
Al di là di giudizi personali sui lavori si può dire che la
mostra si presenta al meglio delle sue possibilità, progetti curati, un paio di
video ci mostrano i passati eventi espositivi del corso, didascalie ci
commentano i prodotti.
Vi lascio con la galleria di foto che trovate sulla pagina
Facebook di Glob-Arts:
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