lunedì 27 gennaio 2014

Before they pass away

Lo so, dovrei scrivere di spettacoli, film, musica e divertimenti vari, oggi però vorrei condividere con voi un mio pensiero.
National Geographic - Kayapo
Leggendo da qualche mese a questa parte il National Geographic, ma anche informandomi, guardando fuori dalla finestra e cogliendo i segnali attorno a me mi accorgo sempre più del fallimento di questo sistema. Stiamo perdendo troppe realtà importanti, dettagli preziosi, saperi e mestieri antichi. In una parola le tradizioni, quando tutto quello a cui aneliamo sono un po’ di “foglie tristi” in più, così gli indigeni Kayapò chiamano il denaro.



Mongolia
Non serve solo combattere per le popolazioni che, lontane migliaia di chilometri da casa nostra, anch’esse stanno tentando di non soccombere al capitalismo e all’egoismo sfrenato. Guardiamoci dentro, guardiamo alle nostre relazioni personali, al nostro territorio, al paese Italia. Quanti sprechi, quante elucubrazioni inutili, quante parole al vento spesso si spendono in cerca di una soluzione al problema.

E intanto tutto scorre, lentamente il nulla avanza, come direbbe Atreyu, si macina la cultura autoctona con il passatutto del progresso. Quanto delle nostre tradizioni davvero stiamo perdendo? Quanto la plastica e l’industria hanno già tolto al bagaglio di conoscenza tipico dell’artigianato e delle lavorazioni manuali?

Eppure penso che l’unico modo per rovesciare questa situazione e ritornare a sperare in un paese in crescita sia proprio quello di rivalutare e recuperare le nostre peculiari capacità. Dunque puntare non sulla quantità ma sull’esclusività e la qualità dei nostri prodotti e servizi, attingere, imparando dagli artisti e mecenati rinascimentali, al nostro comune passato e conferire il valore aggiunto dell’originalità tipica italiana alla tecnica. Legare quindi conoscenze sempre più specializzate, tecnologiche e di avanguardia a sistemi ed elementi pregressi, così da ottenere il massimo risultato e rivalutare sia l’uomo che il prodotto finale.
India
Estendendo il discorso ad una visione globale non si può chiudere gli occhi davanti allo scempio che il denaro sta facendo nel mondo, non dico di abolire le tristi foglie, ma di razionalizzare la piramide delle priorità, secondo un principio etico. Quella che adesso crediamo essere una immensa ricchezza, accumulata a discapito della sofferenza di molti essere viventi (e del pianeta stesso) finirà col ritorcersi contro, certo non immediatamente, ma se continueremo ad avere questo ritmo di macellazione delle risorse e delle popolazioni del globo di certo i posteri ne subiranno gli effetti.

Ecco perché sono da ammirare lavori come quello condotto da Jimmy Nelson, fotografo inglese in giro per il mondo a documentare le tribù sparse qua e là che ancora sopravvivono al consumismo, ma per quanto? Before they pass away, così si chiama la sua missione, prima che scompaiano del tutto Nelson cerca di lasciarci un’immagine di quello che presto forse non vedremo più. Culture che si stanno esaurendo, con tutto il patrimonio di conoscenze specifiche sviluppato in centinaia di anni, i nuovi indiani d’America.

Namibia
Per quanto riguarda animali e piante oggigiorno gli zoo, nati come attrazione turistica per esemplari strappati alla loro terra natia e messi in gabbia, sono spesso l’unica speranza di sopravvivenza per specie in via di estinzione, con habitat che rispettano quasi alla perfezione le esigenze varie ed eventuali. Non più luoghi di tortura quindi ma isole di salvezza, il salvagente però lo lancia sempre il consumatore, ecco perché è più difficile tutelare soggetti esteticamente poco gradevoli all’interno di queste strutture: non costituiscono un’attrazione per il pubblico e quindi non portano entrate di denaro.

National Geographic - Pantera della Florida
A questo punto viene da chiedersi cosa noi, nella nostra vita, potremmo fare, siamo troppo insignificanti, troppo piccoli per poter lasciare il segno. Penso che questa sia solo una scusa per continuare a crogiolarsi sotto la calda coperta del consumismo, che ti offre quello di cui (tu pensi) hai bisogno, adesso senza nemmeno doverti alzare dalla sedia, semplicemente cercando in internet.

Eppure è proprio qui che si può fare la differenza: nelle scelte quotidiane, nella cooperazione, nella presa di posizione. Siamo figli del nostro tempo e ovviamente non dico di tornare tutti nella jungla e mangiare banane, ma di fare scelte consapevoli, che vanno dal luogo in cui andare a comprare il pane a quali scarpe indossare, se andare per il centro in auto oppure in bus, e via dicendo. La nostra piccola parte la possiamo fare con la raccolta differenziata, con il nostro sostegno alle imprese italiane, all’artigianato fatto a mano, evitando prodotti che sfruttano persone sottopagate, risorse planetarie per i viaggi intercontinentali di un’insalata fresca dall’Olanda (ma non abbiamo contadini a Firenze?), prodotti che non rispettano i diritti umani, figuriamoci quelli animali.

Himalaya

Ripartire dalle nostre scelte dunque, al di là di qualsiasi idea su religione o politica si pensi di avere, è l’unico modo per salvaguardare, nel nostro piccolo, l’enorme ricchezza del creato, rispettando così gli altri e noi stessi e costruendo il futuro nel quale, un giorno, vivranno i nostri figli. 

ELICOS - Seduta e tavolo in ceramica e salice intrecciato


1 commento:

  1. C'era il rischio di scadere nell'ovvio, invece l'articolo colpisce e appassiona. Le immagini poi sono il perfetto contorno, speriamo che tanti possano leggere e prendere ispirazione

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