mercoledì 19 febbraio 2014

Pontormo

Quest’anno l’Europa si sta attrezzando per ricordare un artista italiano dal gusto particolare: Jacopo Carrucci, meglio conosciuto come Pontormo. Lo ritroviamo nelle mostre di Madrid e di Empoli (per quest'ultima c’è tempo sino al 2 marzo) e in preparazione a quella di Firenze scopriamo insieme chi è. 

L'Ermafrodito (1538-43)

Uomo della prima metà del Cinquecento entra in quella categoria di artisti malinconici e tormentati, il cui culmine giunge con i lavori agli affreschi del coro di San Lorenzo dove si ossessiona dal desiderio di poter superare Michelangelo.
Le sue opere sono caratterizzate da un’atmosfera rarefatta quasi senza tempo. Il bellissimo Trasporto di Cristo al sepolcro sembra una scena svolta su un palcoscenico per la mancanza di riferimenti all’ambiente e la forte presenza umana. I colori brillanti sono sognanti grazie all’assenza del chiaroscuro, creando una visione paralizzata nel tempo e nei gesti. Vivo l'illusione di osservare le figure mentre si muovono a rallentatore molto molto lentamente. Esse sono terrene e pesanti, ma probabilmente a causa delle vesti e dei piedi sembrano sospese e leggere. 
Lo stesso avviene con Cena in Emmaus, in cui i protagonisti sono seduti su solidi sgabelli, ma il tutto mi appare irreale. In quest’opera si legge chiaramente la conoscenza di Dürer e mi rapiscono i gatti nascosti nell’oscurità che fissano l’osservatore.
 
Trasporto di Cristo al sepolcro (1526-28) e
Cena in Emmaus (1525)

Una firma dell’artista sono le teste piccole ed i suoi occhi: tondi, ravvicinati e malinconici. Nelle Storie di Giuseppe si intravede l’influenza delle incisioni degli artisti fiamminghi, che Pontormo sa mescolare con lo stile toscano appreso da Andrea del Sarto, ma che supera per realizzare qualcosa di nuovo, infatti è un manierista. Realizza soluzioni insolite come si può notare in Giuseppe in Egitto con la scala curva da salire per recarsi all’interno dell’edificio circolare. Rompe con l’arte classica, è un ribelle. Le scene sono affollate e le vicende si svolgono nei vari angoli dell’opera e non più attorno ad un nucleo centrale. E se vogliamo concederci un sorriso, notiamo la figura sulla destra che sta in piedi sulla colonna del carro, non vi ricorda una famosa scena del cinema statunitense con un’icona degli anni ’50?

Giuseppe in Egitto (1518)


La mostra, che si terrà a Firenze dall’8 marzo e che vedrà protagonista anche Rosso Fiorentino, è connessa al restauro della Visitazione, altra opera che adoro e in cui Maria ed Elisabetta sono sdoppiate nelle donne che troviamo in secondo piano. Ancora una volta mi sembra di vedere una scena teatrale con la scenografia che ricrea i luoghi fiorentini alle spalle delle nostre protagoniste. E' stata oltretutto d'ispirazione per l’artista di videoarte Bill Viola nella realizzazione di The Greeting. 

Visitazione (1528-30)

Incantata dai suoi colori e stordita dalle sue realtà sicuramente andrò ad una delle mostre che lo vedono protagonista e magari faccio anche un salto in una delle chiese o dei musei dove c'è una sua traccia. E voi?

Per le informazioni sulle mostre:

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