Sabato 1 febbraio. Venezia è immersa da
giorni nel grigiore invernale. Come accennavo nel mio articolo precedente, sono
impaziente di vedere “Genesi” e
colgo subito il primo giorno di apertura al pubblico per recarmi alla Casa dei Tre Oci in Giudecca; al piano
terra le sezioni “Amazzonia – Pantanal”
e “Santuari” sono introdotte dalle
parole di Lélia, curatrice della
mostra:
“Genesi è la ricerca del mondo delle origini,
come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita
moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza
della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla
scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo
contemporaneo.
La prova che il nostro pianeta include
tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua
magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali
tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne
coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. Regioni troppo fredde o aride
per qualsiasi cosa salvo per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano
specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento.
Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a
rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo
il dovere di proteggere.”
Le
dettagliate didascalie che accompagnano ogni immagine permettono al visitatore di
comprenderne il contenuto e, a mio parere, di apprezzarle al meglio.
Río Churún, Venezuela Il colore scuro dell'acqua è dovuto alla linfa degli alberi che filtra nel suolo sabbioso |
Subito
mi colpiscono le fotografie dello Auyantepui
o “Altopiano del Diavolo”, un tepui (altopiano) in Venezuela, e quelle
dei caimani Jacare del Pantanal, un’immensa pianura
alluvionale situata per gran parte in Brasile.
Circa 10 milioni di caimani Jacare vivono oggi nella zona del Pantanal |
Quello delle isole Anavilhanas, nel Rio Negro, è il più grande arcipelago fluviale del mondo |
Seguono alcune bellissime immagini che ritraggono la tribù degli Zo'è; questa popolazione, che in Brasile conta tra i 250/275 individui, si nutre cacciando scimmie e attribuisce molta importanza alla pulizia: spesso, infatti, vengono tracciati sentieri che congiungono gli insediamenti alla sorgente d'acqua più vicina.
La sezione "Santuari" al piano terra è dedicata ad alcune tribù della Papua Occidentale, in Indonesia, e alle loro usanze: i Korowai, fermi all'età della pietra, costruiscono le loro case su alberi alti dai 6 ai 25 metri; gli Yali si affidano completamente alla natura circostante per trarre da essa il proprio sostentamento: gli uomini indossano il koteka, un astuccio penico realizzato con un frutto essiccato (come la zucca lagenaria) o una pianta carnivora.
Le donne Yali indossano borse realizzate in fibra d'orchidea |
A questa popolazione, che vive sui monti Jayawijaya, ha dedicato qualche scatto anche il fotografo Jimmy Nelson, autore del progetto "Before they pass away".
Uomini Yali, fotografia di Jimmy Nelson |
Uomini Waura a pesca nel lago Piyulaga, in Brasile - Stato del Mato Grosso |
Sciamani Kamayura del Mato Grosso. L'uomo al centro, Takuma Kamayura, indossa un cappello di pelle di giaguaro ed è il sacerdote più importante di tutta la regione dello Xinga |
Un'altra immagine ritrae una ragazza seduta sola al centro della sua capanna: dalla sua prima mestruazione è vissuta per un anno in isolamento. Viene fotografata da Salgado nel giorno che precede il Kuarep, una cerimonia fatta di danze e combattimenti, al termine della quale sarà annunciato che è finalmente pronta per trovare marito.
La sezione "Sanctuaries" prosegue anche al primo piano:
Amuricuma, celebrazione con la quale si festeggia la conquista del potere da parte delle donne |
La sezione "Sanctuaries" prosegue anche al primo piano:
Zampa di Iguana Marina, Galapagos - unica specie che vive in acque salate |
Tartaruga Gigante, Galapagos - pesa fino a 250 kg, raggiunge dimensioni fino a 1,5 m e può vivere oltre 150 anni |
Non solo iguane e tartarughe, ma anche leoni marini e sula piediazzurri. Un'altra fotografia (che tuttavia non posto qui) ritrae la Scalesia Villosa, il cosiddetto "cactus della lava", l'unica pianta capace di colonizzare colate laviche recenti.
Volpe volante o pipistrello della frutta, Madagascar - ha un'apertura alare tra i 100 e 125 cm |
Ogni anno presso Mount Hagen, nelle Highlands Occidentali in Papua - Nuova Guinea si tiene il "Sing Sing", una festa durante la quale "migliaia di guerrieri, di tutte le tribù della regione, unti di grasso, con il volto colorato in modo variopinto e con cappelli elaboratissimi (alcuni alti quasi un metro) danzano per due giorni al suono dei tamburi" (wikipedia).
Performer Mudmen al Sing Sing di Mount Hagen |
Gli uomini della tribù Mentawai, nella Sumatra Occidentale - Indonesia, si arrampicano su alberi alti fino a 40 m |
Scopro anche che le palme del Madagascar nella terra d'origine possono raggiunge fino ai 6 m d'altezza, mentre, se trapiantate, non superano i 40 cm. Quello nella fotografia sottostante è invece il Baobab di Grandidier, dal tronco robusto e sproporzionato rispetto al pennacchio.
Baobab di Grandidier |
Il nostro viaggio è ancora lungo e non finisce qui, vi aspetto la prossima settimana per la terza - e ultima - parte dedicata a "Genesi": restano ancora da esplorare insieme il "Pianeta Sud", "Le Terre del Nord" e infine l'"Africa".
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